Bob Cortina: progetto inutile per la montagna abbandonata.

19 Febbraio 2024
Infrastrutture

C’erano una volta i Giochi Olimpici invernali…, verrebbe da dire: sì, perché la realizzazione del Pista da bob di Cortina per le Olimpiadi 2026 ha sempre meno a che fare con lo sport, mentre si delinea sempre più come un “costi quel che costi”, l’imposizione di un simbolo dell’asse Roma-Venezia a danno dell’ambiente.

Lo scontro aperto tra chi vuole la pista a tutti i costi e chi preferirebbe spostare le gare in un impianto già esistente, e tra chi vuole mettere in piedi in pochi mesi una infrastruttura che richiederebbe anni e chi teme figuracce a livello mondiale, è sempre più sotto la luce del sole.

Un sole sempre più presente, visto che il gennaio 2024 è stato il più caldo mai registrato, secondo il Servizio europeo per i cambiamenti climatici Copernicus.

Tanto da compromettere la stagione sciistica in molte delle nostre montagne.

Ora, pensare di investire oltre 120 milioni di euro per la pista di una disciplina che conta pochissimi atleti al mondo, in una montagna già fragile di suo e sempre più esposta ai rischi che comportano i cambiamenti climatici, con tempistiche assai proibitive in termini di messe in sicurezza, apparirebbe una follia se non fosse che oggi alcuni politici sembrano aver abdicato il loro senso di responsabilità verso il bene comune.

Oggi a Cortina il cantiere per la Pista da bob era deserto, a farsi vivi solo noi che abbiamo manifestato il nostro dissenso nell’investire centinaia di milioni per opere energivore che creeranno buchi, e non per ciò che serve a chi, nonostante tutto, ancora popola la nostra montagna.

La Provincia di Belluno patisce la limitata disponibilità di risorse necessarie a garantire i servizi minimi ai cittadini.

Ciononostante, una bella rampa da refrigerare e mantenere, gemella di quella già abbandonata dopo i Giochi invernali di Torino 2006, sembra essere l’unica preoccupazione da parte di chi è chiamato a garantire la tutela del territorio e la progettazione di iniziative che stimolino il ripopolamento della montagna.

Contrariamente al Ministro Salvini, di questa pista, il Presidente Zaia parla sempre meno in pubblico.

È forse sintomo di una maggiore consapevolezza o della speranza che l’eventuale fallimento del progetto ricada su spalle fuori regione?

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