Delta del Po: una peculiarità che il nuovo Piano faunistico non può ignorare,

21 Luglio 2021
Caccia

Dalla questione del bracconaggio all’attuale sconvolgimento della biodiversità, tante sono le minacce alla sopravvivenza di un’area unica al mondo.

Europa Verde ha a cuore il Delta del Po e la Provincia di Rovigo che sono esempio tangibile della fragilità di una biodiversità che rischiamo di perdere. La minaccia più evidente ai 52 ettari tra pinete, valli, bacini salmastri e dolci del Delta è costituita dalla notevole attività di bracconaggio che pare inarrestabile.

Non è semplice monitorare appropriatamente un’area così ampia e peculiare, ma dal nuovo Piano Faunistico Venatorio devono giungere nuovi strumenti per impedire che la biodiversità, che caratterizza il Delta del Po, venga ulteriormente compromessa.

Come del resto già avviene a causa della introduzione di specie aliene che occupano la stessa nicchia ecologica di quelle autoctone.

Inoltre la legge nazionale n. 157/92 ‘Norme per la protezione della fauna omeoterma e prelievo venatorio’, prevede, per quanto riguarda la pianificazione del territorio agro-silvo-pastorale, di competenza delle regioni, che una quota dal 20 al 30% del territorio venga destinato al divieto di caccia; un aspetto che assume particolare importanza nel caso del Delta del Po sempre più danneggiato da chi pratica la caccia senza alcun rispetto per l’ambiente circostante.

Per questo la Regione Veneto deve assumere un preciso impegno nei confronti del Delta e il nuovo Piano Faunistico può risultare il primo strumento utile a concretizzare tale impegno.

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