La conclusione del maxi processo Miteni al Tribunale di Vicenza segna una svolta storica nella lotta contro gli “inquinanti eterni”. Per la prima volta, viene riconosciuta pienamente la responsabilità di chi ha contaminato ambiente, risorse idriche e alimenti con PFAS, dando finalmente giustizia alle comunità colpite. È una sentenza che va oltre le richieste dell’accusa e che dà voce a una battaglia durata oltre un decennio.
Questo risultato rappresenta un segnale politico fortissimo: il principio “chi inquina, paga” non è più solo uno slogan, ma una realtà giuridica riconosciuta. Per le tante famiglie coinvolte e per tutta la comunità veneta, è il riconoscimento di un dolore collettivo e della necessità di una protezione efficace del diritto alla salute e all’ambiente.
Tuttavia, resta l’amarezza per il ritardo delle istituzioni. La contaminazione da PFAS in Veneto — la più estesa mai documentata a livello mondiale — è stata affrontata per anni con superficialità. Fin dal 2015, in Consiglio regionale mi sono battuta per ottenere acqua pulita dai rubinetti, avviare studi epidemiologici, campagne di prevenzione e sicurezza alimentare. Ma le nostre richieste sono state liquidate come allarmi ingiustificati, ignorando il rischio reale per la popolazione.
Ora la battaglia si sposta a livello europeo. Dobbiamo eliminare definitivamente i PFAS dai beni di consumo, dai processi produttivi e dall’agricoltura. Serve un divieto universale per proteggere il nostro futuro, perché la salute non può più aspettare. Continuerò a portare avanti questa richiesta con determinazione, per fare in modo che l’Europa metta finalmente la parola fine alla diffusione degli inquinanti eterni.
Leggi il comunicato stampa.
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