Pfas – Proroga al divieto di pesca. Nulla ancora sugli alimenti.

2 Luglio 2019
Ambiente

Grave che nella nuova ordinanza non ci sia nessuna ulteriore misura a tutela dei cittadini, nonostante la situazione si sia aggravata.

 

In sei mesi secondo la Regione non è accaduto niente: la proroga dello stato di emergenza nelle province di Vicenza, Verona e Padova, il parere dell’Efsa (Agenzia europea per la sicurezza alimentare) sulle soglie di assunzione tollerabile delle sostanze perfluoralchiliche presenti negli alimenti, i livelli anomali di Pfas di nuova generazione rilevati nelle acque del Po, la denuncia in  procura della Repubblica della Regione.

Tutto questo non si è mai verificato oppure è considerato irrilevante, visto che l’ordinanza di Zaia è identica alla precedente.

 

È arrivata la proroga fino al 31 dicembre 2020 il divieto di consumo di pesce pescato all’interno della zona rossa.

Sono 30 comuni, ma tanto per citare un esempio, resta fuori Creazzo dove si potrà quindi liberamente pescare e consumare pesce. Eppure in  un precedente monitoraggio su scardole, trote e carpe, le strutture veterinarie della Regione riscontrarono valori addirittura pari a 57.000 nanogrammi per chilo di pesce pescato.

E sempre a Creazzo risultarono positive ai controlli anche le uova di un locale pollaio. Purtroppo però, ad oggi, al di fuori dell’area rossa non c’è stata ancora nessuna analisi sulla matrice alimentare”.

 

Una decisione regionale senza la richiesta di pareri.

Dall’ordinanza emerge come l’Istituto Superiore di Sanità non sia stato coinvolto per l’espressione di un nuovo parere, così come era stato invece previsto dalla relazione del piano di campionamento del 2017 in caso di modifiche dei limiti imposti da Efsa cosa effettivamente avvenuta a dicembre 2018. Quindi potremmo azzardare di affermare che esistono delle fasce di popolazione esposte come i pescatori sportivi in certi Comuni e i consumatori di uova di produzione familiare in tutti i Comuni interessati: è gravissimo.

 

 

Forse Zaia dovrebbe creare una task force che aiuti la task force?

La seconda servirebbe ad aiutare l’attuale sui Pfas a fare finalmente chiarezza e uscire da quella che sembra essere una gestione con diversi buchi neri.

L’area contaminata si è allargata, così come la lista di alimenti va oltre il pesce (uova, pollame, selvaggina e fegato di suino per fare alcuni esempi) contenenti Pfas oltre i limiti di tollerabilità di assunzione giornaliera indicati da Efsa: la nuova ordinanza avrebbe dovuto tener conto di queste novità.

Invece, non solo è arrivata alla vigilia della scadenza, alla faccia della sbandierata efficienza veneta, ma riporta le stesse premesse della precedente, un copia incolla, senza ampliare i limiti geografici e addirittura senza prevedere precise sanzioni per chi la dovesse violare, nonché senza precisare chi dovrà vigilare sul divieto di pesca.

 

È un comportamento inspiegabile e superficiale.

Nei giorni scorsi avevamo chiesto a Zaia che la proroga tenesse in considerazione sia le nuove soglie dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare del 2018, rispetto al parere del 2008, ben 80 volte in meno per i Pfos e addirittura 1700 in meno per i Pfoa, e l’estensione dell’area del divieto. Ma, come al solito, ha preferito non ascoltarci: evidentemente la tutela della salute dei veneti non rientra tra le principali preoccupazioni del governatore.

 

 

Di seguito i Comuni oggetto del divieto

Agugliaro (VI), Albaredo D’Adige (VR), Alonte (VI), Arcole (VR), Asigliano Veneto (VI), Bevilacqua (VR), Bonavigo (VR), Borgo Veneto (PD), Boschi Sant’Anna (VR), Brendola (VI), Casale di Scodosia (PD), Cologna Veneta (VR), Legnago (VR), Lonigo (VI), Lozzo Atestino (PD), Megliadino San Vitale (PD), Merlara (PD), Minerbe (VR), Montagnana (PD), Noventa Vicentina (VI), Orgiano (VI), Pojana Maggiore (VI), Pressana (VR), Roveredo di Guà (VR), Sarego (VI), Terrazzo (VR), Urbana (PD), Val Liona (VI), Veronella (VR) e Zimella (VR).

 

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