Pfas – ONU chiama, Regione no. Finalmente Sì alle analisi zona arancione

11 Gennaio 2023
Contaminazione da Pfas

La maggioranza boccia la mozione a mia prima firma per correggere le mancanze più evidenti della Regione come riconosciute anche dal relatore speciale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite: un no inspiegabile e incomprensibile alla proposta di impegno che riportava i rilievi formulati dal relatore speciale ONU sull’inquinamento da Pfas in Veneto.

La richiesta cercava di recuperare terreno su due aspetti fondamentali: informazione diffusa e analisi per chi, pur a rischio, è stato escluso;

Sull’informazione diffusa

Un No in aula che arriva dopo la promessa fatta nel 2016 e non mantenuta, quella di svolgere attività di informazione sull’inquinamento da PFAS, attività che, ad oggi, non viene nemmeno svolta a favore dei residenti della zona di più elevata contaminazione, ossia la rossa.

Attualmente, gran parte della popolazione non sa come prevenire l’esposizione in casa, cosa fare per controllare la propria salute se abita in zona contaminata; gli agricoltori a stento sanno di un inquinamento dannoso, che sono i più esposti e che cosa fare per produrre in modo sicuro e senza pagare conti per inquinamenti causati da altri, le imprese non sono incentivate a prevenire emissioni in aria, se non a seguito di richieste di cittadini e del nucleo operativo ecologico dei carabinieri.

Con la bocciatura della mia mozione, la regione conferma che il ruolo che si è ritagliata è quello purtroppo noto: il convitato di pietra, invisibile e muto anche a fronte di quanto rilevato dal relatore speciale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

Ricordo inoltre che dopo anni di sollecitazioni per svolgere libere e gratuite analisi del sangue una prima e timida apertura valutativa è stata formalizzata dalla Giunta regionale solo nel novembre scorso e a fronte di una mia interrogazione in Consiglio regionale che chiedeva conto del precedente no espresso contro il Comune di Vicenza.

Anche su questo fronte, tuttavia, la Regione manca ancora una volta l’appuntamento con le sue stesse promesse, come denunciano proprio oggi anche Mamme no pfas, associazioni ed i comitati.

Analisi del sangue per i cittadini della zona Arancione

Ma alla fine, dopo una NO ingiustificabile alla mia mozione per estendere informazione e alle analisi per tutti nelle aree contaminate, come richiesto dal commissario ONU e dopo le proteste delle Mamme No Pfas e altre associazioni, improvvisamente una bella notizia:

In alcune aree di 12 comuni in area arancione, contaminati da decenni, i cittadini potranno fare analisi per capire quanti Pfas hanno nel sangue. I comuni sono:

Altavilla
Arcugnano
Arzignano
Creazzo
Gambellara
Montebello
Montecchio
Monteviale
San bonifacio, aree di Locara e Lobia
Sovizzo
Trissino, zona Colombara
Vicenza ovest

C’è però una grande problema: la Regione chiede di pagarle a 90 euro (per ora).

Dopo una battaglia lunga anni è improvvisamente comparsa la notizia di una delibera che finalmente permetterà anche a chi abita in area Arancione, zona contaminata da anni, di sapere quanto sono avvelenati dai Pfas e iniziare a capire cosa fare per tutelare anzitutto I più piccoli e le donne che vogliono avere bambini.

È un risultato grande, atteso da anni, per cui sono grata, ma… per metà: sono a pagamento e 90 euro sono davvero troppi per un sacco di famiglie, oggi. La battaglia quindi continua con Elisabetta, le altre Mamme, i gruppi GAS, le associazioni e tutti i cittadini attivi, pur apprezzando finalmente questo primo cambio di rotta: fino a martedì per la assessore non c’era motivo di controllare la salute di chi abita in questi comuni, sopra la falda inquinata.

Ma è impossibile pensare che, se deve essere filtrata l’acqua potabile dai pfas, non ci siano rischi sanitari. Rivalutarli è essenziale. Peccato lo facciano far pagare caro a cittadini che sappiamo già essere avvelenati, mentre in zona rossa fin da subito lo screening è stato gratuito. Ed è servito alla Regione per convincersi di tutta la gravità sanitaria dei Pfas.

In conclusione

E’ davvero impossibile comprendere le motivazioni che impediscono alla Regione di fare analisi gratuite e presa in carico sanitaria in area arancione, dove sono stati attivati o progettati impianti di depurazione contro i Pfas: se serve filtrare l’acqua, perché non serve controllare la salute?

Sentirsi dire che altre regioni non fanno quanto il Veneto è la tipica risposta da razionalista aziendale con la fissa del benchmarking, ma che trascura un punto fondamentale, e cioè che le altre regioni non hanno la contaminazione da pfas del Veneto e non possiamo puntare in basso.

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