Pfas – News sulla plasmaferesi. Siamo in ritardo

24 Gennaio 2019
Contaminazione da Pfas

Sulla plasmaferesi per ripulire il sangue, la sperimentazione scientifica arriva dopo un anno e mezzo dalla nostra richiesta. Inaccettabile perdere tempo quando di mezzo c’è la salute delle persone.

Una buona notizia, certo, ma tardiva. Nel frattempo abbiamo perso tempo, opportunità e fondi a causa dell’attendismo della Regione, un comportamento inaccettabile visto che di mezzo c’è la salute dei cittadini.

 

Ogni volta le nostre proposte si trovano di fronte un muro di gomma, semplicemente perché arrivano da un’altra parte politica.

È dall’estate 2017 che affermo, assieme a molti cittadini, medici e ricercatori, come la plasmaferesi si possa fare solo con una sperimentazione medico scientifica: era il solo modo per avere la certezza di essere tutelati e non usati come cavie senza alcuna garanzia sui risultati.

Abbiamo sprecato un anno e mezzo di cure, in cui avremmo potuto usare lo strumento plasmaferesi per progetti specifici, per le future mamme, per tutelare i futuri neonati, per i giovani ragazzi e ridurre il rischio di infertilità, come sollecitato dai medici Isde e anche dal dottor Foresta.

Non è tollerabile che si perdano anni perché alcuni politici e dirigenti scelgono di ignorare richieste di chiarimento e proposte senza mettere al primo posto il bene comune. Le soluzioni illustrate finora sono servite soltanto a tranquillizzare temporaneamente i cittadini, senza un obiettivo definito. Una presa in carico sanitaria che, per come si è scelto di condurla, non sta aiutando nessuno nella certificazione del legame scientifico tra patologie e presenza di Pfas.

 

È semplicemente un dispendioso e lungo modo per rendere inattaccabile la politica veneta, per mostrare che ‘sta facendo qualcosa’. In realtà le azione di prevenzione per alimenti sono state inesistenti, solo spot usciti sui giornali ma niente di veramente concreto al servizio di cittadini, lavoratori, agricoltori e consumatori.

Sul caso specifico della plasmaferesi sono state commesse troppe leggerezze. Sembrava esistesse un parere positivo all’adozione da parte del Comitato Etico competente che però ha messo nero su bianco di non avere competenza in materia. Tanta superficialità che ci danneggia anche nel confronto internazionale, proprio ora che la politica e il mondo scientifico stanno discutendo su quali limiti e valori di riferimento dare per regolamentare i Pfas.

Siamo parte della più grande contaminazione al mondo da queste sostanze: le azioni di tipo sanitario dovrebbero essere pensate sia per dare risposte alle vittime sia per fornire indicazioni al mondo scientifico in modo da evitare nuovi casi. Invece si punta ad azioni spot buone per la propaganda, dimostrando di non avere a cuore il bene comune.

Se l’assessorato volesse iniziare un dialogo per lavorare realmente insieme con la finalità di contrastare l’inquinamento da Pfas, basterebbe aprisse le porte e non alzasse muri, come è successo recentemente durante la discussione del Piano Socio Sanitario, visto che da parte nostra la disponibilità al confronto c’è sempre stata.

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