Campo pozzi di Belfiore: ma quale apertura imminente? Siamo in attesa delle analisi sull’acqua.

29 Settembre 2021
Contaminazione da Pfas

Lo scorso aprile Zaia annunciava l’imminente arrivo di acqua perfettamente pulita, senza Pfas, dal nuovo campo pozzi di Belfiore (Vr), ma, ad oggi, per stessa ammissione della Giunta, l’infrastruttura non è ancora operativa. Ci troviamo di fronte all’ennesimo annuncio show smentito dalla realtà dei fatti.

 

I fatti sembrano smentire il Presidente Zaia, a dimostrarlo ci pensa la risposta della Giunta regionale alla mia interrogazione con cui chiedevo, ben 3 mesi fa, se l’infrastruttura fosse effettivamente in funzione e quali analisi qualitative delle acque fossero state svolte.

 

Con grande ritardo, ci viene quindi confermato che l’inaugurazione del campo pozzi era meno imminente di quanto annunciato ad aprile, a questo si somma l’attesa per l’esito delle analisi necessarie all’autorizzazione.

 

La certezza sulla qualità dell’acqua erogata dal campo pozzi dovrebbe essere prioritaria rispetto agli annunci, così è la condivisione trasparente degli esiti della analisi sull’opera di Belfiore.

 

Per noi cittadini contaminati dai Pfas è necessario, infatti, conoscere il livello di sicurezza della falda di Belfiore e avere chiarezza su alcune criticità: le relazioni del progetto di fattibilità di quel campo pozzi rilevano come si sia progettato di prelevare acqua per sostituire quella inquinata da Pfas, da una falda che non risulta avere alcuno strato protettivo, ad esempio di roccia o argilla.

 

E questo potrebbe determinare un maggior rischio di contaminazione, cosa che dovremmo evitare prioritariamente.

 

Inoltre, una delle analisi delle acque allegata al medesimo livello progettuale, datata 2018, presentava una temperatura dell’acqua di 37°, ben al di sopra del limite consentito per l’uso potabile.

 

Come se non bastasse, si evince, dalla stessa documentazione, che le falde confinanti possono mostrare caratteristiche idrochimiche che ne sconsigliano l’uso per finalità idrosolubili, a causa della notevole presenza di ferro e manganese.

 

La ricerca di chiarezza ci ha spinti a rivolgerci alla Giunta regionale, senza però ottenere quei dati necessari alla valutazione di eventuali criticità.

Ci preoccupa inoltre prendere atto che, sebbene si tratti di un’opera tanto desiderata e necessaria, decine di milioni di euro da destinare alla sicurezza dei nostri acquedotti vengono investiti in strutture utili per pochi anni.

 

E quindi chiedo sia data risposta in modo chiaro e trasparente sulla qualità di queste acque e la prospettiva del loro utilizzo.

 

Riprendendo poi quanto recentemente dichiarato dal Presidente Zaia sui valori di presenza Pfas pari a zero da lui imposti in Veneto, è bene ricordare che questo è avvenuto solo grazie alle sollecitazioni da parte di comitati, cittadini e politici attivi in una delle aree più contaminate da Pfas in Europa.

 

Abbattere la presenza di Pfas, arrivando a valori più vicini allo 0, è il minimo sindacale per prevenire l’avvelenamento di tanti Veneti.

 

Ma evidentemente gli annunci viaggiano su condutture più veloci rispetto a quelle utilizzate per garantire la sicurezza e la salute dei cittadini”.

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