Lo strano caso della salmonella nell’Adige fra due province

5 Settembre 2019
Ambiente

Ancora una volta cittadini di serie A e cittadini di serie B

2 pesi e 2 misure: il Fiume Adige, in un suo tratto, si trova diviso fra 2 province, una sponda è della provincia di Padova e l’altra di Rovigo.
Eppure, nello stesso tratto di fiume, solo nel padovano è stato vietato l’uso dell’acqua dal 29 agosto, a causa della rilevazione di salmonella. Nel rodigino l’ordinanza è arrivata ben 6 giorni dopo.

A quanto pare il Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda ULSS 6 Euganea, già il 27 agosto scorso, ha accertato la presenza nel Fiume Adige, in località Anguillara, del batterio della salmonella ed ha allertato il territorio; la sponda rodigina invece all’epoca attendeva ancora le analisi dei campioni prelevati e, nel frattempo, i cittadini del Comune di S. Martino di Venezze hanno continuato a irrigare con acqua contaminata.

Con gli altri Consiglieri Regionali del coordinamento Veneto 2020, Patrizia Bartelle e Piero Ruzzante siamo intervenuti già la scorsa settimana per chiedere chiarimenti: come è possibile che una sponda venga trattata con un criterio di urgenza diverso dall’altra? 

Ciò mi riporta, amaramente, al caso Pfas e al divieto di pesca e consumo di pesce della Zona Rossa: chiunque comprende come il pesce contaminato dalle acque dei fiumi inquinati, non possa rimanere confinato solo nella zona avvelenata, identificata dalla Regione. Così come i composti perfluorurati non potranno mai riconoscere i confini provinciali e fermarsi perchè di lì a poco si entra a Rovigo o in comuni padovani esclusi dalla Zona inquinata dai Pfas.

Lo stesso accade per il Fiume Adige. Anzi, è forse ancora più incredibile: a meno di credere che il batterio sia senziente e preferisca nuotare solo nelle acque padovane dell’Adige, evitando la metà del letto del fiume di competenza della Ulss polesana, è evidente che, mentre i Comuni del padovano sono stati

resi edotti del pericolo dal 27 agosto, quelli rodigini sono rimasti soli di fronte all’incertezza dei dati e all’evidenza d’essere presi in giro ed esposti a rischi concreti. 

Il Comune di Anguillara Veneta, ad esempio, ha vietato l’uso dell’acqua dell’Adige per scopi irrigui già il 29 agosto mentre il Sindaco di San Martino di Venezze ha dichiarato di non poter fare lo stesso non avendo ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale eppure i due territori sono divisi solo dall’Adige e dalla ULSS cui fanno capo: l’Euganea il primo, la Polesana il secondo.

Oggi anche il Comune di San Martino ha vietato l’uso di acqua, quasi una settimana dopo. Ma questa esperienza, assieme a quella del pesce e dei Pfas, non fa che aumentare il nostro scetticismo sulla gestione regionale del sistema di prevenzione.

Questa asimmetria informativa è intollerabile e deve essere immediatamente colmata mediante l’istituzione di misure di coordinamento regionale, inoltre, se saranno accertate responsabilità di eventuali ritardi nel diramare l’allarme la Regione dovrà prendere provvedimenti seri nei confronti dei responsabili. Per questo motivo già la scorsa settimana abbiamo depositato una interrogazione urgente per chiedere alla Giunta Regionale di intervenire e oggi ribadiamo l’urgenza, visti i risultati finalmente forniti ai comuni rodigini.

CONDIVIDI:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *