Inceneritore fanghi ENI: Istituto superiore di Sanità porta alla luce il conflitto tra gli interessi privati e la tutela della salute dei cittadini

15 Aprile 2024
Ambiente

Mentre in Consiglio regionale giace nel silenzio la nostra interrogazione dello scorso settembre dal titolo “RISULTATI DEL BIOMONITORAGGIO INDIPENDENTE CONDOTTO SULL’AREA METROPOLITANA DI VENEZIA: LA REGIONE INTERVERRA’ A TUTELA DELLA SALUTE E DELL’AMBIENTE?”, il parere dell’ISS cade come un macigno su un progetto sul cui livello di sicurezza permangono fortissime preoccupazioni.

E se tra le criticità evidenziate ci sono i PFAS, dobbiamo tener ben presente che gli studi condotti in altri Paesi sulla distruzione dei PFAS contenuti nei rifiuti urbani, industriali e fanghi, indicano risultati migliori nell’abbattimento delle sostanze perfluoro-alchiliche a 1400 gradi.

Quindi, tra le richieste che continuiamo ad avanzare, oggi supportate dalla secca bocciatura da parte di ISS, vi è quella di verificare l’aderenza agli studi internazionali da parte dei dati forniti fino a qui dai privati.

E ancora, richiediamo a gran voce che le istituzioni italiane investano pubblicamente nella ricerca super partes di soluzioni, evitando che, quindi, l’attività di ricerca sia promossa e riconducibile a soggetti privati, magari promotori di impianti destinati allo scopo della gestione dell’emergenza fanghi reflui industriali e urbani.

Tutto ciò è necessario per rispondere alla domanda fondamentale – ribadiscono le consigliere – ossia: stiamo ponendo la giusta attenzione a definire una solida strategia di gestione dei Pfas a catena cortissima, capaci di resistere alle altissime temperature dell’impianto?

 

Infatti, Pfas come Cf4 e C6f4 non solo non vengono distrutti a temperature pari a 1400 gradi, ma sfuggono alla filtrazione dei fumi e, inoltre, una volta emessi in aria producono effetti altamente climalteranti e rischi sanitari.

L’impressione è che il progetto sia costantemente valutato ponendo come priorità le prerogative di ENI e le corrette preoccupazioni riguardo lo smaltimento di fanghi delicati, come quelli conciari o di industrie che usano PFAS, dato che le discariche non sono più soluzioni accettabili, mentre le questioni sollevate dal comitato e dai cittadini vengono relegate a questione marginale.

Auspichiamo che la risposta alla nostra interrogazione a Palazzo Ferro-Fini trovi risposta in tempi celeri e che si riveli occasione per finanziare ricerca pubblica sui PFAS e per comprendere le reali intenzioni della Giunta regionali dopo quanto scaturito dalle osservazioni dell’ISS.

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