Consumo di suolo, ora è troppo anche per i costruttori
In questi anni, i costruttori hanno beneficiato delle politiche cementifere della destra. E ora perfino loro lanciano un allarme sul consumo di suolo. A questo punto non ci sono più scuse: i tempi sono maturi per un cambio di rotta. Dobbiamo cominciare a pensare al suolo come a una risorsa fondamentale per la vita.
E dobbiamo denunciare l’assoluta mancanza di una strategia per lo stop al consumo di suolo, dal livello regionale a quello statale. La legge veneta consente troppe deroghe, mentre a livello nazionale c’è un vuoto normativo clamoroso!
Per questo, dopo aver dato battaglia contro la cementificazione in consiglio regionale, ora continuerò a occuparmi del tema a livello europeo. Presto la Direttiva UE per il monitoraggio e la resilienza del suolo verrà approvata e vigilerò sulla sua attuazione. Ma non si può sempre aspettare che arrivi una direttiva europea per salvaguardare i cittadini…
Proprio oggi l’Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale del Veneto (Arpav) certifica che il mese di ottobre è stato il più piovoso degli ultimi trent’anni, con temperature di 1,9 gradi superiori alla media. Un dato preoccupante per un’area già fortemente esposta al rischio di alluvioni. Occorre quindi intervenire, da un lato, rafforzando le azioni di contrasto al cambiamento climatico e, dall’altro, con la cura del territorio.
(E, per inciso, il costante aumento delle temperature, a un mese dal teorico inizio della stagione sciistica, rende evidente la scarsa sostenibilità di quel modello economico, turistificante ed estrattivo ai danni delle terre alte).
Finora, sul fronte del consumo di suolo, la Regione Veneto non ha fatto abbastanza. La legge regionale sul consumo di suolo permette troppe deroghe, alle quali mi sono opposta in qualità di consigliera regionale. E il risultato di queste deroghe è sotto gli occhi di tutti. A sette anni dall’approvazione della norma, il Veneto è ancora ai vertici della classifica della cementificazione (secondo solo alla Lombardia). Secondo i dati Ispra, nell’ultimo anno si sono consumati 1.026 ettari di nuovo suolo, a fronte di soli 287 ettari ripristinati. Con un saldo ultra-negativo di 739 ettari cementificati. Il suolo consumato è pari all’11,9% della superficie totale, molto al di sopra della media nazionale.
Il governo Meloni, dal canto suo, continua a guardare dall’altra parte mentre l’Italia subisce gli effetti della crisi climatica. In Emilia-Romagna ci sono state quattro inondazioni in un anno e mezzo, ma le alluvioni percorrono lo stivale da Nord a Sud. E il disastro di Valencia dovrebbe insegnarci qualcosa. Cosa deve accadere perché si agisca per fermare la cementificazione del territorio?
C’è una proposta di legge di AVS, a prima firma Bonelli, ferma da oltre un anno in Parlamento. Perché la destra non vuole affrontare questi temi. Sarebbe un peccato che l’Italia si trovasse a intervenire, ancora una volta, solo quando l’Unione Europea ci chiederà di adeguarci alla strategia per la protezione del suolo. E non per un’assunzione di responsabilità.
Lascia un commento