Prostituzione – Lotta al racket col modello nordico

5 Aprile 2019
News

L’incontro l’associazione Papa Giovanni XXiii.

È stato un confronto davvero forte, molto doloroso perché con la loro esperienza, il loro impegno attivo, vivono personalmente il dramma delle donne, le tantissime donne che sono intrappolate nel Racket della prostituzione.
Sono molto preoccupata perché in Regione del Veneto alcuni politici stanno davvero sottovalutando i messaggi che, con le loro proposte, inviano alla popolazione, educando giovani e adulti a pensate che anzitutto è necessario proteggere il cliente, che per loro ha diritto di acquistare sesso da una donna, mentre per quest’ultima non si impegnano a garantire alcuna forma di tutela, alcun reale controllo, alcuna reale garanzia anche se si è consapevoli che in Italia sono tra le 75.000 e 120.000 le vittime di un traffico illecito.

La regolarizzazione non funziona, punto.

Anzitutto perché solo ragionando viene da domandarsi se il mondo mafioso, dell’illecito che sta dietro la prostituzione, rinuncerebbe mai ai miliardi di entrate in nero, solo per emettere fattura (quindi essere identificati, loro ed i clienti).
Dati alla mano, le esperienze straniere non stanno affatto funzionando: infatti in Germania, ad esempio, alla Camera di Commercio sono iscritte solo una cinquantina di prostitute. Non vi sembra credibile questo ristretto numero nella grande Germania, in cui si stimano tra le 300mila e le 400mila donne nel giro della prostituzione?

Ma ci possono essere delle soluzioni?

Esistono delle alternative per cercare di arginare questo atteggiamento malato che gli uomini, italiani e non, scelgono liberamente.
Si chiama punizione del cliente (modello nordico) ed è questa che, assieme alla Papa Giovanni XXIII, mi sento di supportare al 100%.
Svezia, Finlandia, Norvegia, Islanda Irlanda del Nord e Francia dimostrano come questo metodo stia portando a grandi risultati: come la diminuzione anche superiore del 50% delle persone che si prostituiscono o un importantissimo cambio di rotta dell’opinione pubblica, specialmente delle giovani generazioni, che cominciano a reputare illegale chiedere sesso in cambio di denaro.

Non è straordinario?

Il cliente non deve essere protetto, ma deve essere responsabilizzato e reso cosciente dell’attività criminosa a cui prende parte, rendendosi connivente.
Il cliente è colui che si macchia di un gravissimo atto irrispettoso, che abusando lancia un messaggio distorto alla società: lui educa sé stesso ed educa le persone attorno a lui che, pagando o dando dei favori da un’altra persona, Specialmente se donna, può ottenere tutto!
È una logica perversa che io non intendo, come politica e donna, andare a giustificare!

Per questo combatterò duramente e cercherò responsabilizzare ogni politico e consigliere che incontrerò.

Ognuno di noi è responsabile del cambio di pensiero della nostra famiglia o comunità e proprio per questo vi lascio alcuni dei documenti che la Papa Giovanni mi ha condiviso e che testimoniano e certificano il messaggio che io voglio supportare e difendere.

Le osservazioni della Papa Giovanni XXiii sulla Proposta di Legge Statale in Regione Veneto sulla prostituzione:


Dati e contesto


Mattarella e incontro con la vittima della prostituzione

 

 

 


 

 

 

 


La lettera di Huschke Mau (Ex-prostituta volontaria) alla Ministra Manuela Schwesig

“Cara signora ministra Schwesig,

colgo l’occasione per scriverle perché ho visto che la proposta (QUI) di riforma della legge sulla prostituzione appena presentata porta i chiari segni delle lobby dei bordelli e dei papponi. È per questo che desidero chiederle di affrontare finalmente la realtà dei quartieri a luci rosse, invece di andare ad ascoltare le persone che raccontano la favola della prostituta felice e autodeterminata.

Sono uscita dalla prostituzione, dopo 10 anni. Perciò so bene di cosa si sta parlando. I motivi per cui ho iniziato sono tanti: una situaizione difficile nella mia famiglia di origine, nella quale sono stata massicciamente soggetta, insieme a mia madre, a violenze, anche sessuali, cosa che ha avuto un’influenza su di me, così come lo ebbe allora la favola della prostituta felice. Anche le necessità economiche e la mancanza di un aiuto psicologico e sociale hanno avuto il loro peso.
Sì, se vogliamo, sono entrata “volontariamente”. Io sono una delle prostitute volontarie, così spesso citate. Ma cosa significa volontaria, signora Schwesig, quando sei una persona traumatizzata da abusi sin dall’infanzia, arriva a prendere una decisione di questo tipo? Secondo me, la prostituzione ha significato un passo in avanti, perché avevo già imparato, che io in quanto ragazza, ero senza difese e senza diritti ed ero stata sessualmente abusata. In questo modo ho avuto modo di guadagnare soldi immediatamente e almeno garantirmi la sopravvivenza.

Se pensa che io sia un triste caso isolato, devo contraddirla. In questi dieci anni ho incontrato molte prostitute e non c’era nessuna tra di loro che non fosse stata abusata da bambina, picchiata o violentata da adulta. Ho riscontrato un comportamento compulsivo a continuare a rivivere il trauma attraverso la prostituzione, l’autostima spezzata dalla violenza, in molte prostitute. Sul tema della violenza nell’ambiente, da parte dei clienti – che ci fanno cose che non potete nemmeno immaginare, non ho neanche voglia di iniziare a parlarne qui.

Questa è la realtà dell’ambiente prostitutivo, signora Schwesig, e stiamo parlando di prostitute “volontarie”. E sì, anche loro soffrono di disturbi post-traumatici da stress, di dissociazione, di dipendenze da droga e alcol, perché non riescono a sopportarlo. Non voglio nemmeno parlare del fatto che il 90% delle prostitute in Germania non sono tedesche. Lascio a voi immaginare quali siano le loro condizioni di vita.

Lo scorso novembre scrissi una lettera aperta (QUI), perché non sopportavo più che la lobby pro-prostituzione continuasse a raccontare certe favole, come quella della libera puttana autodeterminata. La allego, nel caso lei desideri leggere cosa significa davvero prostituirsi. Perché se ne sente parlare così poco? Prima di tutto, perché la lobby pro-prostituzione ci intimorisce e ci minaccia (dopo quella lettera ho ricevuto delle email davvero brutte, piene di odio e di minacce), e in secondo luogo perché noi che siamo uscite siamo troppo traumatizzate per parlare.

Anche le donne non prostitute sono in qualche modo toccate dalla prostituzione, perché i clienti sono i loro uomini, che portano con sé ciò che hanno imparato nei bordelli – cioè a disprezzare le donne, a comprarle per torturarle – quando tornano a casa, nelle camere da letto delle loro stesse donne. La società viene brutalizzata, signora Schwesig. Si tratta di un ciclo infinito: quando la prostituzione è legalizzata, la domanda cresce, perché gli uomini imparano che è normale comprare un corpo di una donna, oltrepassare i limiti, avere il potere di violentare. La disponibilità cresce, il che significa che aumenta la prostituzione forzata. Questo a sua volta incrementa l’accettazione della prostituzione nella società, così la domanda cresce e così via.

Il 90% degli uomini tedeschi è già stato in un bordello. Un terzo di loro lo fa abitualmente. Signora Schwesig, sa cosa passa per la testa di questi uomini? Lo so perché ho vissuto in un bordello. Quegli stessi uomini a cui stringe la mano in modo amichevole oggi, domani sputeranno in faccia a una prostituta durante l’atto, oppure la costringeranno a ingoiare lo sperma, e impareranno a godere della sofferenza delle donne. Le piacerebbe vivere in una tale società? Non può essere la vostra prospettiva!

Non ci sarà mai una società sessualmente paritaria finché gli uomini compreranno le donne per poterle violentare. E non esiste nemmeno la prostituzione “pulita”!

È per questo motivo che le sto chiedendo di non ascoltare solo quelli favorevoli alla prostituzione, che sono tra l’altro spesso in gran parte guidati dai proprietari dei bordelli. Immergetevi un po’ più a fondo nella palude e incontrerete trafficanti di esseri umani e la criminalità organizzata. Ascolti anche i professionisti che si occupano di curare i traumi e le sopravvissute. La lobby della prostituzione non deve parlare al posto delle prostitute o delle sopravvissute! È composta da nemmeno 100 persone, che non ci rappresentano, 300.000 prostiute in Germania, ma che ci minacciano e lavorano contro i nostri interessi!

Noi non vogliamo fare questo lavoro. Non abbiamo bisogno della legalizzazione! Non abbiamo bisogno di qualcuno che sostenga che non vogliamo la registrazione, l’uso obbligatorio del preservativo, ecc.! Sì, noi vogliamo queste cose! E vorremmo più di ogni altra cosa non dover più fare questo lavoro. E che gli uomini che ci violentano siano puniti. Abbiamo bisogno di alternative, non essere più imbrigliate nei distruttivi poteri disumani dell’ambiente prostitutivo!

Cara signora Schwesig, non è passato molto tempo da quando ho lasciato la prostituzione: 3 anni. Ho avuto il mio primo cliente a 18 anni. Sapete di cosa avrei avuto bisogno durante i dieci anni in cui sono stata prostituta, nel corso dei quali sono stata picchiata, violentata, traumatizzata, disprezzata, e malata anima e corpo? Un aiuto e una società sensibilizzata, che non pensasse che io desiderassi “godermela” e che fossi felice di essere abusata.

Non conosco nessuna prostituta che lo fa volentieri. Non conosco nessuna sopravvissuta che non soffra di disordini post-traumatici da stress. Tutte le donne che conosco sono state distrutte dalla prostituzione.
Si prega di vietare questa disumana, indegna prostituzione. E se questo per lei non è possibile, occorre cercare di ridurla il più possibile. Grazie per aver letto la mia lettera.

Huschke Mau”

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2 risposte a “Prostituzione – Lotta al racket col modello nordico”

  1. Povera giovane Uschke! Quanto deve aver sofferto…la penso come Lei e affermò: ‘ Basta con l’ ipocrisia! Legalizzare la prostituzione, la sdogana: e’ moralizzare e rendere consapevoli, la vera cura. Ancora una volta, sono famiglia e scuola le uniche armi e la miglior politica deve essere loro sponsor e partner. Basta scaribarile…

  2. Cara Cristina, io ti seguo sempre, sei una grandissima ragazza con una gran testa e molto sensibile. Sono spesso d’accordo con te, ma non questa volta, forse perché sono uomo, forse perché anch’io, in un brutto momento della mia vita, durante il quale ero solo e mi sentivo schifato da tutte (nel senso che facevo schifo fisicamente a tutte), perché brutto grasso e con il pistolino piccolo, ho cercato sesso a pagamento. Ho cercato molto, ho trovato una bellissima ragazza italiana, che studiava all’università e per pagarsi gli studi e qualche sfizio aveva deciso di esercitare l’antica professione (e sono certo che fosse studentessa perché… la vedevo in facoltà ). E come lei anche tante altre. Secondo me una legalizzazione della prostituzione consentirebbe a queste di togliere mercato alle povere ragazze sfruttate dalla criminalità.

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