La Commissione Europea ha finalmente presentato una strategia per la gestione dell’acqua, ma senza strumenti vincolanti e impegni concreti. La crisi idrica e climatica che stiamo affrontando richiede misure forti, e non semplici obiettivi. L’UE punta ad aumentare di almeno il 10% l’efficienza idrica entro il 2030, ma senza norme chiare su come raggiungere questo traguardo.
In Italia solo il 4% delle acque reflue viene riutilizzato, a fronte di un potenziale del 21% stimato da ARERA. Da questo punto di vista, la strategia approvata a Bruxelles indica una direzione positiva: occorre incentivare il riuso dell’acqua depurata per affrontare la crisi idrica. Tuttavia, il documento presenta diverse criticità. Lascia alla discrezione degli Stati la gestione di aree umide, forestali e agricole, con il rischio che si continui a puntare sulla costruzione di dighe invece di soluzioni più efficaci e meno impattanti.
Sul fronte dei PFAS, manca un vero approccio preventivo. La strategia propone un’iniziativa pubblico-privata per migliorare i metodi di bonifica, ma senza misure concrete per limitarne la diffusione. Inoltre, l’iniziativa è stata rinviata al 2027, mentre la contaminazione avanza rapidamente.
Il principio “chi inquina, paga” resta positivo, ma senza indicazioni precise su come applicarlo, rischia di restare solo un’intenzione. La crisi idrica richiede azioni efficaci e non semplici raccomandazioni. Continueremo a batterci per rafforzare gli obblighi verso gli Stati membri, proteggere le risorse idriche e garantire soluzioni concrete per la gestione dell’acqua in Europa.
Leggi il comunicato stampa.
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