Progetto Gravidanza PFAS-FREE

21 Febbraio 2019
Ambiente

Le proposte per un progetto rivolto alle future mamme, a chi pianifica una gravidanza nella “terra dei pfas”.

 

Mamme, amiche, padri e cittadini, mi chiedono sempre più spesso come possono proteggere i loro figli, in primis, e le loro famiglie in generale. Posso dare il mio latte al bambino? Quanti rischi corre il bambino se rimango incinta, visto che ho letto che i pfas si trasmettono tramite il cordone ombelicale? Con quale acqua posso preparare il cibo per la mia famiglia?

Queste sono solo alcune delle domande. E le chiedono a me come le chiedono ai loro medici di famiglia, ai pediatri o nelle strutture sanitarie del nostro territorio.

La Regione dice che c’è il FAQ dove è spiegato tutto. Ma al momento si viene tranquillizzati con un “non c’è nessun problema, non ci sono evidenze”. “E’ tutto sotto controllo”…

Fatto sta che la stampa internazionale è sempre più precisa e l’aggiornamento regionale sulle “Studio sugli esiti materni e neonatali in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas)” del Registro Nascita – Coordinamento Malattie Rare Regione Veneto, attesta come i più esposti ai rischi della contaminazione da Pfas, siano i Bimbi e le mamme, confermando ciò su cui, da tempo, siamo già consapevoli.

 

Le PROPOSTE, sostenibilissime, che sono state presentate negli anni sul tema natalità, sono queste:

1 – Fin dall’inizio la proposta era quella di vietare di bere acqua dal rubinetto per le donne in gravidanza come fece più di 10 anni fa la Germania, come prima precauzione;

2 – Progetti informativi: serve proteggere la mamma e il neonato, come una futura mamma che decide di iniziare una gravidanza, da un’esposizione a 360°. Un Vademecum che contenga le linee guida per l’uso dell’acqua potabile, il consumo degli alimenti, l’uso di oggetti quotidiani, come padelle e carte da forno. L’obiettivo è quello di ridurre al minimo il rischi di esposizione da qualsiasi fonte;

3 – Acqua con meno di 2 ng/l di Pfas: serve che la regione usi per le analisi dell’acqua, macchinari in grado di analizzare livelli inferiori ai 5 ng/l. Le recenti raccomandazioni EPA americane, pongo questo limite come un limite di garanzia di minor rischio.

4 – Plasmaferesi: valutare la possibilità di riduzione delle sostanze nel sangue anche attraverso procedure cliniche di plasmaferesi o di scambio plasmatico, attivando progetti di studio sperimentali, al fine di individuare procedure in grado di contribuire in maniera sicura la scarsissima eliminazione fisiologica spontanea dei PFAS, programmato per obiettivi, rivolto alle ragazze e donne che vogliono pianificare una gravidanza, come l’obiettivo di diminuire i pfas nel sangue della futura mamma, prima del concepimento, come proposto dai medici ISDE.

 

Queste sono soluzioni che tengono conto dei lunghi tempi che ci vorranno ancora per fornire acqua priva da Pfas agli acquedotti, poichè i progetti di collegamento a nuove fonti sono stati attivati in ritardo, e si affiancano a numerose proposte fatte nel tempo per rispondere a tutti i soggetti interessati a questo inquinamento.

A breve le riproporrò formalmente in Consiglio, affinchè i miei colleghi possano responsabilizzarsi ulteriormente, senza accontentarsi.

E voi cosa ne pensate? Scrivetemi!

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