PFAS in Italia – Se il Veneto “ha fatto scuola”, l’Umbria è sulla strada giusta

2 Aprile 2019
Ambiente

Nel 2017 il Governo diede mandato alle regioni di controllare lo stato di contaminazione da pfas delle proprie acque superficiali e sotterranee.

I pfas quindi non si controllano solo in Veneto, è vero: anche Toscana, Lombardia, Liguria e Umbria stanno effettuando screening nei propri territori. Ma possiamo leggere come, a partite dall’esperienza fatta dalla Regione Umbria, le analisi siano già molto più puntuali di quelle svolte in 6 anni in Veneto.

Nonostante le basse concentrazioni rilevate, notevolmente inferiori rispetto a quelle venete, identificano fin da subito la necessità di intervenire con un controllo di tutte le aziende che usano Pfas, andando così a definire che “Negli scarichi industriali recapitanti in corpo idrico superficiale, invece, sono state rilevate moderate concentrazioni di PFPeA, PFBS, PFHxA, PFOA e PFOS, soprattutto nelle cartiere e in alcuni impianti di trattamento rifiuti“.

 

Ora ammetto che è disarmante vedere come in un solo anno questa regione, che si è anche avvalsa dei laboratori Arpav di Venezia, ha sviluppato automaticamente una ricerca che dai fiumi e depuratori, passa a quella degli scarichi industriali.

Da noi, invece, esiste solo un report di monitoraggio con scelta “casuale” degli scarichi industriali (Programma di controllo PFAS nelle fonti di pressione della Regione Veneto 2017, aggiornato al 30 agosto 2018), partito solo dopo la votazione di una richiesta che avevo promosso nel 2016 (MOZ 152 – La giunta regionale intervenga affinchè siano identificati tutti gli scarichi nei corpi idrici contenenti Pfas), con cui auspicavo che con certosini controlli si potesse iniziare, poi, un vero percorso verso una terra libera dall’uso dei PFAS, ovviamente con progettualità di breve, medio e lungo termine.

In Veneto abbiamo, rispetto a quello che auspicavo e a ciò che altre regioni stanno quindi avviando (ossia una analisi degli scarichi sulla base delle autorizzazioni integrate ambientali) delle indagini effettuate che sono sicuramente parziali rispetto al complesso tessuto industriale Veneto, specialmente se pensiamo ai numeri importanti del settore conciario nel territorio dell’ovest e basso Vicentino, dove sono stati analizzati solo gli impianti di depurazione, e che le uniche analizzate siano esclusivamente 3 di loro!

Insomma, il metodo con cui le altre regioni proseguiranno il ragionamento ed i controlli sul tema pfas, a prescindere dalle concentrazioni, testimonierà la reale completezza dell’azione regionale veneta, che continuo a denunciare e ritengo assolutamente inadeguata, ritardataria e gonfia di sole dichiarazioni, senza evidenti aiuti, assistenza e risultati di tutela, specialmente preventiva.

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