Acqua del Veneto – Come la regaliamo alle multinazionali!

10 Giugno 2019
Ambiente

Le concessioni di acqua minerale e termale, sono sempre un business. Pure in Veneto! Eppure è sempre del nostro bene comune che stiamo parlando.

 

Il Veneto, per più di 6 anni, ha concesso uno sconto del 50% sui canoni alle imprese multinazionali (e non) di imbottigliamento nel territorio regionale. Dove storicamente il canone per l’imbottigliamento era di 3 euro al mc (per capirci 1 metro cubo = 1000 litri d’acqua o semplicemente mille bottiglie da litro) ed è stato ridotto portandolo ad 1,5 euro, se l’acqua era imbottigliata in plastica, e ad 1 euro, se imbottigliata in vetro.

La prima motivazione per applicare queste agevolazioni furono le difficoltà del settore durante la crisi economica, una proposta politica partita dalla Regione Lombardia e copiata da quella veneta. Poi tre anni fa, a crisi passata, vennero riconfermate le riduzioni (“…per il protrarsi delle condizioni di crisi…“), ma in realtà spinte principalmente dalla pressione esercitata delle lobbies dell’acqua sullo status quo raggiunto o, per meglio dire, quello di mantenere un “diritto acquisito”: la motivazione era il “rischio” di delocalizzare e quindi della chiusura dei nostri stabilimenti con la perdita occupazionale.

Ma ricordiamoci che sono multinazionali e che vorrebbero la nostra acqua, il nostro bene comune, gratis! Il maggior numero di concessioni sono nel vicentino  e non dimentichiamo lo stabilimento di Recoaro, dove la San Pellegrino, seppur coi canoni agevolati, non c’ha pensato due volte a chiudere e vendere senza cedere i brand storici. Ringraziamo ancora chi l’ha acquistata in seguito.

In questo anno invece le regole cambiano: con la legge di bilancio 2019 vengono modificate una serie di agevolazioni per le aziende di imbottigliamento, ma ciò viene fatto con una legge piena di condizionali, una legge veramente difficile da interpretare.

(Leggere per credere Modifica dell’articolo 15 della legge regionale 10 ottobre 1989, n. 40).

 

Premessa sui canoni

I canoni per le aziende di imbottigliamento sono due:

– il canone annuo di superficie: ad ettaro o frazione di ettaro di superficie compresa nell’area della concessione;

– il canone annuo di consumo: a metro cubo di acqua prelevata.

Non entro nel canone di superficie, anche se ridotto del 50% allo stabilimento che produce meno di 50 milioni di litri, ma ci torneremo. Invece, la nuova legge, dice che il canone annuo è unificato ad 1,5 euro al metro cubo. Sembra un aumento per chi imbottigliava in vetro (era una misura green per incentivare l’uso del vetro anziché della plastica, ma in realtà è il mercato della domanda che comanda), ma leggiamo:

– il canone annuo di consumo è ridotto del 5% se si produce più dell’80% della capacità della fonte, mentre aumenta del 5 % se la si sfrutta solo al 25%: mi pare un controsenso, perchè più sfrutti la nostra acqua e meno paghi, mentre se non la sfrutti te la faccio pagare di più!! Poi, chi mai userebbe una fonte al 25%? L’azienda avrebbe già chiuso prima di arrivare a quella soglia!

Ma non è finita! Un ulteriore comma per dire il canone è ulteriormente ridotto del 75% se si imbottiglia in contenitori riutilizzati o del 50% in contenitori con materiali riciclabili al 75%!

 

Il problema

Beh fin qui se vi sembra politichese astruso, avete ragione! Fare una legge semplice serve la volontà politica. Qui siamo di fronte a una vera e propria speculazione della lobby delle multinazionali delle acque. Sfruttano a titolo quasi gratuito la nostra acqua, sia di sorgente che di fonte, e una legge scritta con i “se qui o se là” mi sembra al quanto irrispettosa e lontana da qualsiasi semplificazione.

Siamo passati da un gettito di 7 milioni di euro nelle casse regionali a 3,5 milioni, per agevolare un settore che chiude gli stabilimenti delle piccole sorgenti perchè non sufficientemente grandi per il loro business, coi rischi all’occupazione nei nostri piccoli comuni e dell’indotto locale, che essi creano. Come successo a Recoaro Terme, dove la San Pellegrino, del gruppo Nestlè, erano pronta a lasciar a casa centinaia di dipendenti, disperdere il know how e la tradizione locale, chiudere una sorgente, che ha da sempre fornito acqua di ottima qualità in tutte nelle nostre case e nei nostri ristoranti dell’ovest vicentino, solo per business e che avrebbe sostituito nel territorio acqua proveniente da altre zone, magari di bassa qualità.

Con queste nuove agevolazioni, di una legge scritta dalle lobbies, il canone di consumo annuo porterà uno stabilimento a pagare alla regione circa 35 centesimi al metro cubo della nostra acqua. Cosa ne pensate, visto che con quel metro cubo l’azienda multinazionale ci guadagna profumatamente con la vendita di 1000 bottiglie?

Ci torneremo presto su questo punto, perché in Consiglio avevamo sempre chiesto di inserire in legge di bilancio solo 3 centesimi aggiuntivi al canone annuo. Una forma di tassa di scopo per far fronte alla bonifica delle acque in regione, in primis per i Pfas. La risposta fu che erano troppi. Invece, toglierne 50, 70 o più centesimi (un regalo), invece non sono niente!

Dovremmo comunque aspettare a fine di questo anno per conoscere veramente di quanto diminuirà nuovamente il nostro gettito regionale. Sfruttare il nostro bene comune e non pagare, questo sta succedendo!

Conclusioni

L’acqua, di sorgente o di fonte, è nostra! La politica regionale non può regalarla, semmai può detassare i piccoli imprenditori veneti che producono acqua di qualità in piccole quantità, come successo per Fonte Margherita. Ma il 90% degli stabilimenti veneti sono in mano alle multinazionali, vi sembra giusto?

Torneremo molto presto su questo tema, intanto vorrei conoscere la vostra opinione. Scrivetemi!

 

Approfondimenti

Qui un interessante articolo sul panorama italiano dell’acqua imbottigliata e la modifica dei canoni nella legge di bilancio 2019, articolo 15.

Qui il Rapporto del Parlamento del 2015 che ben delinea lo stato delle concessioni in Italia.

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